Anche in questa poesia torna il binomio poesia e tecnologia.
Un plenilunio 2.0 dove agli elementi della natura si accostano e si intrecciano i prodotti tecnologici.
Una tonda nota rimbalza sul pentagramma dell’infinito.
E’ una goccia di luce
che sapora di silenzio.
In alto, la luna;
sotto, fitti,
boschi d’antenne.
Piegata come un fazzoletto,
dormo in un letto pieno
di fantasmi e ragnatele. Indosso
un fresco pigiama d’insonnia
e le ciabatte, cani addormentati,
custodiscono sogni immorali.
La luna, non più solinga,
ha un amante che l’insegue
e la corteggia per gli eterni giri;
ha occhi di metallo e labbra ottiche.
La vuole stringere e baciare
Nella notte multimediale.
E’ il satellite: mostro aerodinamico Che nuota nello spazio